Cosa vorrei in questo giorno in
cui si dovrebbe riflettere sulla Donna, sulle donne, sulla loro condizione?
Vorrei che ci fosse maggior consapevolezza del fatto che nonostante il nostro impegno, nonostante i nostri meriti, la cultura, la versatilità (siamo multitasking, come si dice oggi), le donne sono sempre e comunque discriminate, per lo meno nel nostro paese, per lo meno in un sistema lavorativo dove contano solo vecchi cliché e vecchi modi di ragionare.
Vorrei che ci fosse maggior
consapevolezza che nel 2013, la donna laureata a pieni voti, con un curriculum
di tutto rispetto, 3 lingue parlate e scritte, è ancora la “ragazza” o per le
più fortunate la “segretaria” (in tono biasimevole e dispregiativo), mentre
orde di ragazzotti incompetenti e ammiccanti salgono disinvoltamente le
gerarchie aziendali.
Vorrei che ci fosse maggior
consapevolezza che quando una donna mette al mondo un bambino, viene
declassata, de facto a “lavoratrice di serie B”, perché non importa quello che
fa o non fa, conta solo che tanto, si sa, le donne pensano solo ai figli.
Vorrei che ci fosse maggior
consapevolezza del fatto che in un mondo dove qualcuno vuole sostituire il
parlamento con il modem wireless, una madre debba scegliere tra il
presenzialismo aziendale e la disoccupazione, o, nella migliore delle ipotesi
il demansionamento.
Vorrei che ci fosse maggior
consapevolezza del fatto che la libertà di uscire la sera, di mettere il tacco
12 e la minigonna, di andare in giro da sole e di ubriacarsi, non sono grandi
conquiste.
Vorrei che ci fosse maggior
consapevolezza che una società giusta dovrebbe basarsi non sull’uguaglianza di
genere, ma sulla valorizzazione delle diversità.
Uomini e donne uguali nei
diritti, uguali nei doveri, ma rispettosi ciascuno delle proprie peculiarità.
Vorrei che invece di spingere le
donne ad essere come gli uomini, la società consentisse alle donne di essere
donne e di portare in dote la loro straordinaria ricchezza.
Questo è il mio sogno e il mio augurio.
Molto lontano dall’avverarsi.
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