Prendo spunto dal divertentissimo post http://networkedblogs.com/qkwkq di una compagna di #donnexdonne sui socialnetwork per condividere con voi un pensiero che mi assale da anni riguardo ai giochi "di genere".
Passi la Barbie, che sarà pure un'icona "politically uncorrect" con la sua coscia lunga, la chioma platino, le misure da top model, il suo guardaroba e i suoi accessori glamour, immagine di una bellezza algida e irraggiungibile che seduce le bambine di tutto il mondo da oltre 50 anni.
Ma non passano, almeno non per me, i giochi sessisti. Quelli che vedono le femminucce come piccoli futuri angeli del focolare senza altre aspirazioni al di fuori della cura della casa e della prole.
Tralasciando la cucina, classico sdoganato unisex (si sa che i migliori cuochi sono uomini) e quando vediamo giocare i nostri piccoli tra i fornelli, sogniamo un aitante Alessandro Borghese, che ci sorride dallo schermo, mentre noi, orgogliose, diciamo alla nostra vicina di casa "quello è mio figlio", in questi giorni è possibile trovare sugli scaffali dei centri commerciali ogni genere di gioco per aspiranti YESWOMEN: dai classici bambolotti che chiamano solo "mamma" (i papà già latitano), a elettrodomestici di ogni genere, versione in miniatura con tanto di sponsor di quelli reali, fino ad arrivare al set della perfetta signora delle pulizie, un carrellino pieno di stracci, spazzolone e detersivi per tenere in perfetto splendore la casa. Semplicemente inquietante.
Che fare la collaboratrice domestica sia un lavoro onesto e onorevole, siamo tutti d'accordo, ma vi sembra giusto inculcare in una bambina piccola l'insegnamento che il suo destino sarà quello di pulire case, cambiare pannolini e cucinare manicaretti?
So per esperienza quanto questi giochi possano essere graditi ai bambini, che per emulazione, sono affascinati dai "mestieri" dei grandi, ma perché i nostri figli maschi sono portati a pensarsi piloti o eroi della fantascienza mentre le nostre bimbe dovrebbero aspirare al semplice ruolo di moglie e madre e domestica? O al massimo, per tornare alla bionda evergreen della Mattel, alla "professione" di velina o soubrette o indossatrice?
C'è qualcosa che non torna. Ed è inutile cercare di essere green, amanti degli animali, contrari alla violenza (nessuno compra più armi giocattolo per il proprio bambino) se poi perpetuiamo questo stereotipo femminile fin dalla prima infanzia.
Inutile lamentarci del sessismo di certe pubblicità (penso al granellone di polvere che bussa alla porta di casa e il marito che chiama la moglie dicendole "è per te!") se poi consentiamo che anche nella pubblicità di un noto formaggio fuso a fette, la protagonista, una bionda bambina, sia intenta a lavare i piatti mentre il maschio gioca e sporca.
L'educazione di genere di cui molto stiamo parlando, passa anche da questo. Che i nostri figli ambiscano ad occupazioni e giochi universali e intelligenti. Se vogliono aiutarci con le faccende domestiche, lasciamoglielo fare, spiegando loro che è un'attività che va suddivisa fra tutti i membri della famiglia. Tutti appunto, maschi inclusi. Ed evitiamo di finanziare, con i nostri acquisti, questi giochi che ammiccano alla discriminazione di genere. Sarà un piccolo passo, ma da qualche parte bisogna pur iniziare...
Hai ragione, Francesca, è una tristezza!Sapessi che mi devo inventare per ifare i regali a mia figlia!
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